31 Lug “La poca attenzione alla policy sui crediti aziendali (prima parte)” EdiMiz a cura Mario Antonio Massimo Fusario, Avvocato e Coordinatore Nazionale MizuyaLegal
La poca attenzione alla policy sui crediti aziendali comporta per le PMI due tipi di problematiche:
- 1) la perdita dell’utile di impresa con possibili conseguenze negative nelle performance di pagamento dei propri debiti;
- 2) un danno di immagine verso gli istituti di credito che per mantenere le linee di credito richiedono con sempre più frequenza aggiornamenti sulle performance di incasso delle fatture emesse.
Le PMI, tuttavia, dedicano la maggior parte della propria attenzione al fatturato, eppure, sono proprio i pagamenti delle fatture emesse a creare valore per l’imprese.
La semplice posta a bilancio delle fatture infatti non può essere considerato un efficace indice di salute dell’impresa, oggi sempre è più strategico un corretto bilanciamento tra le fatture emesse e le fatture incassate, riducendo al minimo l’insoluto.
Nonostante ciò, le attività di recupero credito, a partire dalle azioni monitorie, hanno contribuito in modo consistente a formare la mole di contenzioso giudiziario che l’Europa ha messo sotto osservazione da diversi anni e la cui drastica riduzione rientra tra gli obiettivi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
A prima vista il binomio appare contrastante, invece ad un’attenta analisi emerge chiaramente come la mole del contenzioso monitorio e successivamente esecutivo sia originato dall’azione tardiva intrapresa dalle imprese in ambito di recupero crediti.
In questo articolo proveremo a dare una interpretazione organica delle norme – che spesso appaiono disorganiche – licenziate dal Legislatore in tema di crisi di impresa e riforma del processo civile, per sensibilizzare l’impresa sull’importanza del recupero credito.
A partire dal 2019 il Legislatore con l’introduzione del secondo comma dell’articolo 2086 cod. civ., aveva previsto specifici obblighi per le società: “L’imprenditore, che operi in forma societaria o collettiva, ha il dovere di istituire un assetto organizzativo, amministrativo e contabile adeguato alla natura e alle dimensioni dell’impresa, anche in funzione della rilevazione tempestiva della crisi dell’impresa e della perdita della continuità aziendale, nonché di attivarsi senza indugio per l’adozione e l’attuazione di uno degli strumenti previsti dall’ordinamento per il superamento della crisi e il recupero della continuità aziendale”.
Successivamente, l’entrata in vigore del nuovo Codice della crisi di impresa e dell’insolvenza, (15 luglio 2022), che ha dato attuazione alla Direttiva UE 2019/1023 (c.d. Direttiva Insolvency) ha chiarito gli obblighi che gravano sugli imprenditori (sugli amministratori e sugli organi di controllo), la cui inosservanza rileva ai fini della responsabilità personale.
Ora, vi chiederete, cosa c’entra la crisi di impresa con l’attività di recupero crediti?
Per chiarire ogni dubbio arrivo subito al nocciolo della questione: il CCII intende per crisi “[…] lo stato del debitore che rende probabile l’insolvenza e che si manifesta con l’inadeguatezza dei flussi di cassa prospettici a far fronte alle obbligazioni nei successivi dodici mesi. […]” (art. 2 co. 1, lett. a – CCII)
Già alla luce di questa definizione appare evidente e chiaro come l’impresa debba adottare, – pena la responsabilità personale a titolo risarcitorio, nei confronti dei creditori sociali – assetti organizzativi coerenti alla dimensione dell’impresa, anche in ambito di policy dei flussi di cassa – e quindi di incassi delle fatture e di gestione finanziaria – per far fronte alle obbligazioni assunte con un’ottica prospettica di 12 mesi.
Per adottare gli adeguati assetti organizzativi è necessario che l’impresa svolga un’attenta analisi dei rischi che una volta individuati devono essere presidiati e gestiti con tempestività e correttezza.
Gli insoluti rientrano tra i rischi dell’attività imprenditoriale e pertanto anche in tale ambito devono essere predisposti strumenti e presidi di corretta ed efficiente gestione e controllo degli incassi, tra cui la redazione di report sullo stato complessivo dei crediti e sull’attività di recupero per quelli più datati, oltre che la formazione del personale adibito alla gestione del credito e la predisposizione di budget per le spese di gestione stragiudiziale e, ove necessario, giudiziale di recupero del credito.
In sintesi l’impresa deve dedicare tempo, risorse e competenze al monitoraggio dei flussi e può farlo con l’ausilio dei professionisti (commercialisti ed avvocati) ai quali si affidano.
(Fine prima parte)
Avv.to Mario Antonio Massimo Fusario
Coordinatore Nazionale MizuyaLegal