21 Agosto 2021: “Giornata Mondiale dell’Imprenditore……il vero Supereroe”

21 Agosto 2021: “Giornata Mondiale dell’Imprenditore……il vero Supereroe”

Ogni anno si celebra il 21 Agosto il  World Entrepreneurs Day:  la giornata dedicata a chi ha fondato un’attività.

Con il chiaro scopo di sensibilizzare verso il fare impresa, l’innovazione e la leadership.

Secondo i risultati delle indagini ISTAT su “Situazioni e prospettive delle imprese nell’emergenza sanitaria COVID19”:
– a fine 2020 oltre due terzi delle imprese registrava cali di fatturato rispetto al 2019 e il 62% prevedeva ricavi in diminuzione anche nei primi sei mesi del 2021;
– il 32% riteneva compromesse le proprie possibilità di sopravvivenza.

Meno di una su cinque ha segnalato di essere stata sostanzialmente risparmiata dalla crisi.
• La crisi ha colpito soprattutto le imprese di minore dimensione: a fine 2020 si ritenevano a rischio oltre il 33% di quelle con meno di dieci addetti, il 26,6% delle piccole (10-49 addetti), il 10% delle medie (50-249 addetti) e il 15% delle grandi (250+ addetti).
• Illiquidità e caduta della domanda interna risaltano come principali effetti dell’improvvisa recessione, rispettivamente per il 58,1% e il 34,1% delle imprese.
• La capacità di esportare si riflette in una maggiore capacità di tenuta, soprattutto negli ultimi mesi del 2020.
Forme di internazionalizzazione avanzate (esportazione su scala globale, appartenenza a gruppi multinazionali) si associano, sebbene in una generalizzata flessione dei ricavi, a minori rischi di chiusura, problemi di liquidità, di domanda o di approvvigionamento. In tale contesto risalta la tenuta decisamente maggiore delle imprese appartenenti a gruppi multinazionali.
• Circa il 30% delle unità (quasi 300mila), in prevalenza microimprese industriali e dei servizi alla persona, è stata “spiazzata” dall’emergenza sanitaria: pur avendo risentito fortemente della caduta dell’attività, a fine 2020 non aveva ancora attuato concrete strategie di difesa. Il 25,8% (circa 260mila unità) ha invece diversificato i canali
di vendita e di fornitura (anche attraverso il passaggio a servizi on line e e-commerce), intensificato le relazioni produttive con altre imprese; il 20,9% (circa 213mila unità) ha riorganizzato processi e spazi di lavoro, accelerato la transizione digitale, adottato nuovi modelli di business; il 16% (oltre 160mila unità) ha ridotto i fattori produttivi o differito i piani di investimento.
• L’evoluzione della crisi ha determinato un’accelerazione nella trasformazione digitale, favorendo la diffusione di investimenti in server cloud e postazioni di lavoro virtuali (più che raddoppiata tra marzo e novembre, fino a coinvolgere il 27% delle imprese), software per la gestione condivisa di progetti (la cui diffusione è triplicata fino a riguardare il 19% delle unità), servizi digitali complementari all’attività e, dal lato della vendita, il raddoppio del numero di imprese che ricorrono all’e-commerce (17,4% del totale).
• Tra le oltre 215mila unità con almeno 10 addetti, la pandemia ha accentuato il divario tra i sentieri di sviluppo intrapresi durante l’ultima fase di recupero ciclico (2016-2018): quasi 60mila unità, che nel 2018 risultavano “dinamiche” in termini di investimenti e transizione digitale, stanno reagendo con successo alla crisi in atto, accrescendo la distanza con le circa 68.500 che, già tendenzialmente “statiche”, si confermano tali nella nuova recessione.
• Queste ultime, per lo più di piccola dimensione, sono presenti in tutti i settori produttivi, ma risultano relativamente più diffuse nelle costruzioni, nel commercio, nella ristorazione, nelle attività di intrattenimento e in altri servizi alla persona.
• Parte delle imprese meno dinamiche ha messo in atto strategie di riorganizzazione dell’attività: si tratta di oltre 32mila unità, di dimensioni inferiori alla media, attive soprattutto nei comparti industriali di bevande, macchinari e mezzi di trasporto e in settori del terziario quali editoria, servizi postali e di corriere, ricerca e sviluppo, assistenza sociale residenziale, attività culturali.

Una “mappa del rischio strutturale” delle imprese, elaborata a partire dagli effetti della crisi, permette di classificare le imprese italiane, con almeno 3 addetti, in quattro classi di rischio: Solide, Resistenti, Fragili, A rischio.
L’11% delle unità è solido (ma genera il 46,3% dell’occupazione e il 68,8% del valore aggiunto complessivi).
Il 19% è resistente.
Circa il 25% è fragile.
Il 45% (cui afferiscono il 20,6% di addetti e il 6,9% del valore aggiunto totali) è a rischio.

Nel terziario circa la metà delle imprese risulta fragile o a rischio, con picchi elevatissimi in alcuni settori a bassa intensità di conoscenza: ristorazione (95,5%), servizi per edifici e paesaggio (90%), altre attività di servizi alla persona (92,1%), assistenza sociale non residenziale (85,6%), attività sportive e di intrattenimento (85,5%).
Nell’industria le quote più elevate si osservano per le imprese di alcuni comparti a basso contenuto tecnologico: legno (79,7%), costruzioni specializzate (79,7%), alimentare (78,5%), abbigliamento (73,2%).

In questo scenario, le imprese in condizioni di resistenza o solidità strutturali si caratterizzano per una qualità del personale superiore alla media, maggiori dimensioni economiche (misurate in un’accezione più ampia dei soli addetti), un più intenso utilizzo di tecnologie digitali.

Nella crisi attuale le imprese Fragili o A rischio hanno sofferto più delle altre la mancanza di liquidità e la caduta della domanda interna (sia nell’industria sia nel terziario); hanno inoltre maggiori difficoltà di pianificare strategie di reazione, che quando vengono attuate si manifestano in iniziative di riorganizzazione, anche profonda, dell’attività, del personale, dei processi e degli spazi di lavoro.

La crisi pandemica ha avuto un impatto anche sulle strategie di finanziamento delle imprese che, per fronteggiare la crisi di liquidità, hanno utilizzato un insieme ampio di strumenti tra i quali il credito bancario ha rivestito un ruolo centrale.
Tuttavia, alla luce delle strategie previste per il 2021, queste ultime appaiono transitorie e legate per lo più alle conseguenze economiche dell’emergenza sanitaria.

Mai come quest’anno, le Imprenditrici e gli Imprenditori devono essere considerati
dei veri e propri “Supereroi”!!

Interpretare l’evoluzione del proprio mercato,  ridisegnare i propri modelli di business, innovare ed investire, sono solo alcuni dei “must” che frequentemente vengono indirizzati agli Imprenditori in questi mesi…dimenticandosi, a volte, che esiste una differenza sostanziale tra il fornire “concetti” e tradurre “concetti in azioni concrete all’interno di un’Azienda”…

Noi andiamo “oltre”: grazie alle competenze espresse dai nostri Credit Manager Mizuya, ogni giorno siamo in Azienda, volutamente “respiriamo la stessa aria e percepiamo la stessa pressione” perché seduti al fianco dei nostri Clienti alimentati dalla precisa consapevolezza che non è più “sufficiente” saper produrre e saper vendere ma il primo fattore critico di successo è quello di saper proteggere il loro “cuore pulsante”….la “Finanza Aziendale”….

Il nostro ruolo ci permette di conoscere ed apprezzare le qualità del Vero Imprenditore: il Coraggio, la Forza, la Passione, la Dedizione, il Suo senso di Responsabilità e quello dei Suoi Collaboratori con cui è legato da anni!!!

Marketing Mizuya



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