Credit Manager Mizuya: “Lo slalom delle Imprese tra le varianti e le stime di crescita”

Credit Manager Mizuya: “Lo slalom delle Imprese tra le varianti e le stime di crescita”

Dunque ci siamo, o quasi.

Le misure prese dai vari Governi che si sono succeduti da febbraio 2020 a oggi per il sostegno alle imprese, quando la pandemia ha morso di più, vuoi per la novità dell’evento, vuoi per le difficoltà implicite nell’affrontare situazioni così complesse e che coinvolgono contemporaneamente più piani dell’agire, hanno iniziato a ridursi e progressivamente giungeranno al termine in un futuro prossimo.

Una progressione che ha preso un importante abbrivio con il nuovo Decreto Lavoro, pubblicato in GU il 30 giugno scorso, che ha visto, forse la decisione più importante, la cancellazione del divieto di licenziare in circostanziati casi: un ritorno verso la normalità ove l’equilibrio aziendale deve potersi reggere su tutti gli strumenti e gli atti che possano consentire lo sviluppo o talvolta la semplice sopravvivenza.

Al contempo, lo scorso 7 luglio, le stime di crescita per il 2021 e il 2022 della Commissione Europea sono state aggiornate con rinnovato ottimismo: in particolare nella zona euro, secondo l’esecutivo comunitario, l’economia dell’unione potrebbe tornare ai livelli pre-pandemia con alcuni mesi di anticipo, alla fine di quest’anno anziché all’inizio del prossimo. La crescita italiana è prevista del 5% nel 2021, un rimbalzo considerevole, se confermato, vista la cronica apatica crescita del Pil nazionale degli ultimi venti? trenta? o forse più anni.

Mettendoci alle spalle i morsi più pesanti di questa emergenza sanitaria, con la speranza che i recenti colpi di coda restino davvero tali, ultimi segni di un fenomeno che va arginandosi, varie sono le considerazioni da farsi in questa che deve essere, e si vuole tutti che sia, una ripartenza.

Nella normalizzazione dei rapporti, nella ritrovata possibilità di muoversi e ripristinata capacità degli scambi commerciali, le aziende più reattive avranno tratto senza dubbio indicazioni importanti dallo stress test pandemico anche per correggere il tiro di strategie passate e affrontare la gestione del post. Non sempre virtuose infatti erano le scelte ante e questa è anche una occasione per modificare radicalmente il proprio approccio.

Una delle questioni storicamente aperte, al di là quindi della contingenza storica, è ad esempio quella della dimensione delle imprese italiane, vulnus difficile e delicato da affrontare. La necessità di aumentare i parametri quantitativi aziendali, l’ammontare dei capitali investiti e la struttura dell’impresa stessa, sono ancor più urgenti per poter competere in un mercato in forte cambiamento e che si sta rinnovando ancor più velocemente e con ancor meno confini, più globale quindi, dovrà fare i conti con la nota dimensione famigliare delle PMI. Adeguato naturalmente dovrà essere anche lo sviluppo aziendale sul piano qualitativo, quindi i risultati economico-finanziari, una maggior competitività.

Per attuare seri processi di crescita occorrerà avere la mentalità giusta e in primis non essere resistenti al cambiamento ma anzi incoraggiarlo. Si dovrà promuovere una cultura differente, che spinga a trovare figure manageriali adeguate al cambiamento, di alto livello non soltanto tecnico, di competenze e specializzazioni, ma che sappiano anche riconoscere le euristiche (scorciatoie mentali) e superarle.

Per i credit manager si tratta di una sfida rinnovata, si guarderà al mondo con occhi nuovi per superare il noto e trovare nuove strategie e soluzioni.

Altro tema, affianco a quello della dimensione, sarà quello della interconnessione della gestione del credito con le altre funzioni aziendali.

Già nel 2018 KPMG, per esempio, in un congresso tenutosi a Torino sull’ERM (Enterprise Risk Management), spostava l’attenzione del management dei singoli rischi ad alta probabilità ed alto impatto verso i cosiddetti rischi “sistemici”, la cui gestione ottimale ha un effetto mitigante molto maggiore sull’intero profilo di rischio (la probabilità e la severità di un cluster può eccedere significativamente quella di un singolo rischio, ma la gestione del medesimo rischio in un’ottica interconnessa ha ricadute positive superiori a quella della riduzione del singolo rischio).

I tipici rischi finanziari quindi dovranno essere letti maggiormente nei loro collegamenti con quelli strategici: così come l’azienda è un insieme di funzioni, attività, di centri di costo, etc., così lo sono le interconnessioni fra i vari aspetti aziendali R&D, produzione, commercio, finanza, etc.

Forse niente di nuovo sotto il sole, ma certamente un nuovo modo di vedere le cose.

Shizuka



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