
12 Apr Credit Manager Mizuya: “..sarà una ripresa sidecar..”
Recentemente il FMI ha pubblicato le previsioni economiche per il 2021.
Secondo il Fondo, quest’ anno, l’economia mondiale crescerà del 6%, più di quanto lo stesso Fondo avesse stimato a gennaio.
La ripresa globale sarà trainata dagli Stati Uniti che potrebbero superare i livelli pre-Covid già dal 2022 e, ovviamente, dalla Cina per la quale il Fondo stima una crescita dell’8,4% ben superiore al 6% indicato da Pechino.
Se queste sono le previsioni a livello globale, cosa succede in Europa e soprattutto in Italia?
A livello europeo e italiano, si stanno pagando le conseguenze della gestione caotica dell’emergenza sanitaria e i ritardi della campagna vaccinale.
In Italia la variazione del Pil del primo trimestre è attesa ancora lievemente negativa. Se per il settore industriale si ipotizza un incremento dell’1%, pesa la dinamica negativa dei servizi, soprattutto quelli legati al turismo ancora in forte difficoltà. Le attese per la ripresa sono spostate al secondo trimestre per diventare più forti e concrete nell’ultima parte dell’anno, con una variazione del PIL stimata intorno al livello del 4,2% previsto dal FMI.
Se il nuovo governo Draghi riuscirà a rispettare le promesse e gli impegni del piano vaccinale, nei prossimi mesi anche in Italia dovremmo, quindi, assistere ad un progressivo ritorno alla normalità.
Purtroppo, lo scenario del tessuto produttivo italiano post Covid è uno scenario post-bellico.
Il prezzo economico maggiore è stato pagato dal cosiddetto “Popolo delle Partite IVA”, imprese e professionisti che nel 2019 hanno fatturato fino a 100mila euro. Di questi più della metà ha registrato, nel 2020, una riduzione del volume di affari di almeno il 30%, secondo quanto emerge dall’analisi effettuata dal governo per gestire gli aiuti previsti dal Decreto Sostegno. Meglio è andata alle aziende di maggiori dimensioni (fatturato compreso tra uno e 10 milioni di euro) di cui “solo” il 30% ha visto il suo volume d’affari ridursi di almeno un terzo.
Di fronte ad uno scenario di tal genere credo sia evidente a tutti come gli aiuti pubblici, che si aggirano tra il 2% e il 5% della perdita, siano del tutto insufficienti a mantenere in vita molte di queste attività che già prima dell’emergenza pandemica avevano margini di sicurezza più risicati rispetto alle aziende maggiori nel fronteggiare periodi prolungati di crisi economica e finanziaria.
Per il rilancio dell’economia, alle misure di sostegno economico vanno affiancati, da parte del governo, interventi che supportino la liquidità e favoriscano il rafforzamento patrimoniale delle aziende sane. Gli strumenti a disposizione sono vari: misure di ricapitalizzazione, incentivi ad operazioni straordinarie di fusione, conversione dei prestiti in equity, prestiti partecipativi, una misura a metà tra finanziamento e equity.
In un panorama economico così incerto è sempre più importante una approfondita conoscenza dei propri clienti e fornitori e il supporto di professionisti che possano aiutare imprenditori e manager nelle loro scelte strategiche ed operative.
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